Il doppio intreccio tra fegato e intestino

Il fegato e l’intestino dialogano con una moltitudine di relazioni biochimiche e, di conseguenza, il microbiota intestinale, può essere coinvolto nella progressione di patologie epatiche (e viceversa). Ci dice di più Francesca Ponziani, medico internista, dal supo punto di vista privilegiato, il Centro malattie dell’apparato digerente (CEMAD) del Gemelli di Roma, dove lavora.

Dottoressa Ponziani, dunque l’intestino e il fegato non sono organi separati…
Ormai è risaputo che il fegato non è un organo a sé stante ma è fortemente collegato con l’intestino, che, a sua volta, è uno degli organi che più si interfaccia con l’ambiente esterno, ad esempio attraverso il cibo. Intestino e fegato hanno un rapporto privilegiato e l’asse intestino-fegato è una grande autostrada con traffico intenso in entrambi i sensi.

Questo asse intestino-fegato ha dei risvolti patologici?
Ci sono pazienti con malattie croniche dell’intestino che hanno associata una malattia del fegato e soprattutto delle vie biliari. Molti pazienti con celiachia hanno problemi a livello epatico. Malattie del fegato, ad esempio virali o come la steatosi epatica non alcolica in fase avanzata, possono causare un aumento della permeabilità intestinale e disbiosi. Un importante lavoro pubblicato sul New England Journal ha dimostrato che la mortalità nei pazienti con cirrosi aumenta all’aumentare della permeabilità intestinale. E ancora, problemi a livello epatico possono interferire con la funzione intestinale riducendo l’acidità gastrica o modificando la motilità intestinale.

Ma le malattie partono dall’intestino o dal fegato?
Per alcune patologie, ad esempio un’epatite virale che evolve in cirrosi, è possibile dedurre che un’eventuale disbiosi è la conseguenza, ma in molti casi è difficile capire se sia nato prima l’uovo o la gallina. Quello che è certo è la connessione, il dialogo, tra fegato e intestino.

La ricerca sembra aver stabilito che ricomporre l’equilibrio del microbiota in molti casi possa aiutare le malattie del fegato.

In alcuni stadi della malattia epatica il danno della barriera intestinale è irreversibile. In molte situazioni in cui il microbiota ha un ruolo chiave, la sua modulazione può essere veramente d’aiuto. Nell’encefalopatia epatica, ad esempio, è stato dimostrato che modulare il microbiota con il lattulosio o con rifaximina porta benefici sostanziali sullo stato cognitivo. Quello che è interessante, nei pazienti trattati con rifaximina, è che non è stato osservato un grande cambiamento nella composizione del microbiota, ma vengono modulate alcune funzioni del microbiota stesso e dei suoi metaboliti che portano a una riduzione della risposta infiammatoria.


Tratto da: The Microbiome Theory su microbioma.it





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