Cosa vuol dire avere un microbiota sano?

Quando negli USA venne lanciato nel 2007 The Human Microbiome Project (HMP), l’imponente progetto pubblico (170 milioni di dollari in 9 anni) aveva l’ambizione di comprendere la dimensione e la diversità delle comunità microbiche del corpo umano e la loro relazione con una serie di malattie.

Dopo aver analizzato 31mila campioni di microbiota – di cui 6mila provenienti dall’intestino – possiamo dire di conoscere molto di più sulla natura degli ecosistemi microbici ospitati da Homo sapiens e sul legame di taluni ceppi batterici con determinate patologie.

Eppure, il concetto di “microbiota sano” rimane sfuggente. Questo perché il microbiota intestinale è associato al clima, alla geografia e alla cultura locale dove l’individuo vive. Il concetto di salute del microbiota è dunque del tutto relativo: dovrebbe essere ristretto a una data popolazione, della stessa regione e con abitudini alimentari e stili di vita simili.

Gli sudi locali di questo tipo, con un’ampiezza di campione superiore a 500 persone, non sono numerosi – sono stati condotti in UK, Paesi Bassi, Belgio, Germania, USA, Sudafrica - e nei paesi mediterranei sono radi. È questo il motivo per cui, nel 2021, un gruppo di ricercatori spagnoli ha deciso di caratterizzare il microbioma intestinale della popolazione adulta della Spagna. Lo studio – pubblicato su Scientific Reports di Nature – è avvenuto coinvolgendo 530 volontari rappresentativi di diverse fasce di età, equamente ripartiti tra i sessi (267 femmine e 263 maschi) e provenienti da tutte le regioni della Spagna.

La raccolta delle feci ha permesso di determinare i vari profili microbici, mentre la comunicazione di varie abitudini comportamentali (in primis, la dieta) ha provato a stabilire cosa voglia dire avere un microbiota sano nella popolazione spagnola. I phyla batterici dominanti sono risultati Firmicutes e Bacteroidota, seguiti da Proteobacteria, Verrucomicrobiota e Actinobacteriota.

Gli abitanti di alcune zone insulari come la Baleari sono risultati possedere una bassa diversità microbica intestinale – probabile segno di uno scarso ricambio genetico – mentre altre zone della Spagna hanno registrato una maggiore diversità di taxa.

Sono stati poi individuati alcuni marcatori associati a sesso, età e dieta. Il Flavonifractor è stato per esempio associato con abitudini alimentari meno sane, mentre Eubacterium eligens è stato collegato con la dieta mediterranea i cui effetti benefici sull’intestino sono comprovati da numerosi studi.

Lo studio ha iniziato a fare luce sul microbioma intestinale di un paese mediterraneo, confermando l'associazione tra l’alimentazione a base di verdure e noci con l'abbondanza di taxa batterici (a loro volta associati a benefici per la salute) e dimostrando inoltre come la dieta sia dipendente dal sesso e dall'età. I modelli dietetici migliori sono tendenzialmente adottati dalle donne, mentre i giovani, sempre tendenzialmente, sembrano essersi allontanati dal modello dietetico mediterraneo.


Fonte: https://www.nature.com/articles/s41598-021-01002-1



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