Il nesso tra flora intestinale e anoressia nervosa

Chi soffre di anoressia nervosa - un grave disturbo alimentare caratterizzato da un peso corporeo significativamente basso e da una paura intensa di ingrassare, dovuta a una rappresentazione distorta della propria immagine corporea - limita volontariamente il proprio apporto calorico o mette in campo altre strategie per mantenere basso il proprio peso. Il mezzo principale con cui operano i malati è la restrizione alimentare, che in alcune forme di questa condizione viene accompagnata da episodi di abbuffate e da comportamenti compensatori, come vomito autoindotto, abuso di lassativi o diuretici ed esercizio fisico eccessivo.

L’elevata mortalità dell'anoressia nervosa è dovuta ai gravi effetti del digiuno prolungato su organi come cervello e intestino. Anche i disturbi gastrointestinali più sperimentati dai pazienti come disfagia, bruciore di stomaco, nausea, vomito, sensazione di sazietà precoce e stitichezza sono perlopiù ascrivibili ai suoi effetti debilitanti sulla muscolatura.

Una review recentemente pubblicata sulla rivista Psychoneuroendocrinology da un gruppo di ricerca congiunto del King’s College di Londra e del Bethlem Royal Hospital di Beckenham ha inteso, però, raccogliere gli indizi del potenziale ruolo chiave, nell'anoressia nervosa, giocato della microflora intestinale.

Questa comunità, composta da oltre 100 miliardi di miliardi di microorganismi, tra cui batteri, archea, funghi, virus ed eucarioti, è infatti in grado di fermentare componenti indigesti della dieta come le fibre alimentari e trasformarle in acidi grassi a corta catena (SCFA), facilmente assorbiti dal nostro organismo. Proprio questa capacità è di particolare interesse per l’anoressia nervosa. La produzione di SCFA, infatti, interferisce con il rilascio della grelina e del peptide YY; ormoni che, rispettivamente, stimolano e riducono l’appetito.

Le condizioni di disbiosi collegate ai disturbi alimentari possono alterare la composizione e la numerosità della flora batterica intestinale e, sono state associate a disturbi del tono dell’umore come ansia patologica e depressione, a loro volta concause dell’anoressia nervosa. Anche in questo caso, gli autori indagano il ruolo chiave degli acidi grassi a corta catena, che mediano gli effetti della disbiosi sull’asse intestino-cervello. Alcuni neurotrasmettitori prodotti sia dalla flora intestinale, sia dalle cellule del colon in risposta ai microbi, potrebbero invece influire su motilità intestinale e percezione del dolore viscerale.

I sintomi gastrointestinali dell'anoressia nervosa sembrano risolversi principalmente con la riabilitazione nutrizionale, ma può capitare che alcuni di essi persistano anche dopo la guarigione nutrizionale. Per spiegarlo, gli autori indagano il collegamento tra lo stato di disbiosi e la risposta immunitaria aberrante tipici dell’anoressia nervosa, ipotizzando un ruolo ausiliario dell’utilizzo di probiotici nella cura di questa condizione.


Fonte: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36327759/




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