Si è tenuto dal 26 al 28 maggio a Roma il congresso dell'Associazione italiana per lo studio del dolore (AISD). Quest'anno l'evento - che ha celebrato i 40 anni dell'ente – ha voluto accendere le luci sulla sottovalutata realtà dei malati con dolore, promuovendo la ricerca scientifica e il contesto culturale in cui cercare la terapia più appropriata, quella che mette al centro delle scelte il paziente e le sue specifiche caratteristiche.
L'AISD, fin dalla sua fondazione avvenuta il 10 marzo del 1976, è sempre stata caratterizzata da un approccio che lega e connette le molteplici discipline mediche. Ciò è accaduto anche nel Congresso appena concluso, il 39simo, che ha evidenziato tanti percorsi diagnostico-terapeutici multidisciplinari. Lo scopo dichiarato: mettere al centro l’interesse dei pazienti, ponendo attenzione alle differenze di genere – il dolore infatti distingue i generi, con frequenze, tipologie e soglie diverse - ma anche considerando qualsiasi esigenza e complessità specifica del paziente. «Gli aspetti antropologici e culturali intervengono comunque nella valutazione del dolore e il clinico non può non tenerne conto nell’approccio diagnostico, così come nella pianificazione di una strategia terapeutica – ha spiegato il professor Stefano Coaccioli (Università di Perugia) presidente eletto AISD per il biennio 2018-2020 - sono dunque necessari studi e ricerche di contesto, in uno scenario all’interno del quale il clinico sia in grado di interpretare le dimensioni etniche e culturali nel management del dolore».
Le tematiche scientifiche approfondite dai lavori del Congresso sono state moltissime. «Abbiamo per esempio previsto un simposio sui nuovi target farmacologici per la terapia del dolore – ha dettagliato Diego Fornasari, professore associato di Farmacologia all'Università di Milano e coordinatore del programma scientifico - e un simposio sulle nuove concezioni dei meccanismi infiammatori, con particolare attenzione al ruolo delle resolvine, molecole che “risolvono” l’infiammazione e delle quali sentiremo parlare sempre più spesso in futuro». L'approccio è sempre quello che cerca una terapia personalizzata. «I diversi simposi hanno lo scopo di aumentare il grado di appropriatezza terapeutica, considerando le esigenze dei singoli pazienti e le importanti differenze che ci sono tra uomini e donne – ha continuato Fornasari - con vantaggi in termini di efficacia e anche di risparmio per il servizio sanitario nazionale».
Ma quali aree di ricerca su cui puntare nel futuro? «Il dolore neuropatico rappresenta sicuramente un ambito su cui la ricerca deve fare passi avanti sostanziali – ha spiegato il professor Enrico Polati (Università di Verona) attuale presidente AISD - le attuali terapie sono ancora di limitata efficacia. I farmaci riescono a trattare solo una parte dei pazienti. Le tecnologie avanzate devono essere messe alla prova su popolazioni di pazienti più numerose. Un aspetto particolarmente intrigante inoltre è quello che riguarda lo studio dei fattori predittivi lo sviluppo di questo tipo di dolore e la personalizzazione delle terapie basate non solo sulla patologia dolorosa, ma sulle specifiche alterazioni della fisiopatologia del dolore in quello specifico paziente»
Il Congresso, che ha avuto un'eccezionale successo in termini di numeri e qualità delle presenze, ha dedicato un'intera sessione di due giorni all’assistenza infermieristica domiciliare. Sono quindi stati analizzati temi etici, medici e legali legati all'infermiere, figura che ha un ruolo cruciale nel gestire le necessità assistenziali delle malattie cronico-degenerative, spesso dolorose. Il programma scientifico del corso è nato grazie alla collaborazione tra l'AISD e l’Associazione sammarinese per lo studio del dolore.
Maggiori informazioni sono disponibili ai link: www.aisd.it e www.fondazioneprocacci.org