Misurare il calcio coronarico attorno ai 50 anni può predire futuri problemi al cuore. Lo conferma uno studio condotto da ricercatori statunitensi e brasiliani.
Dati gli elevati livelli di mortalità per cause cardiache, identificare le persone a rischio è cruciale per la salute pubblica. Molti riconoscono nel colesterolo un indicatore di pericolo cardiopatico, ma anche la misura del calcio che si accumula nelle arterie coronariche (CAC) sembra essere un buon indicatore predittivo per malattie cardiache, ictus e infarti. L’analisi si fa con una TAC in grado di vedere e misurare i granelli di sostanza calcificata depositata all’interno delle arterie e le evidenze scientifiche della bontà di questo test (predizione negativa a quasi il 100% e positiva al 20-35%) sono tali che l’anno scorso l’associazione scientifica che negli USA si occupa di malattie del cuore (American Heart Association) ha iniziato a raccomandare la scansione CAC per i soggetti più a rischio (40-75 anni).
Una ricerca appena uscita sulla rivista scientifica Circulation: cardiovascular imaging conferma l’utilità di questa tecnica diagnostica nella mezza età. I ricercatori hanno analizzato i dati delle scansioni delle arterie di quasi 2500 persone di varie fasce di età, tutte partecipanti allo studio CARDIA iniziato nel 1985 con circa 5000 giovani statunitensi tra i 18 e 30 anni.
Dopo tutti questi anni, i ricercatori si sono concentrati su una coorte di adulti con un’età media di 50 anni, una fascia in cui possono essere riscontrate anomalie asintomatiche ma indicative di un rischio maggiore di disturbi cardiaci. L’analisi statistica ha rivelato che l'aumento dei punteggi CAC era correlato al colesterolo totale, ma anche al diabete mellito, al fumo, all’alta pressione, oltre all’età, al sesso (maschile) e all’etnia (nera).
Le persone di mezza età con punteggi CAC più elevati hanno mostrato un aumento del 9% nel volume ventricolare sinistro e un aumento del 12% nella massa ventricolare sinistra, una conformazione cardiaca che implica uno sforzo maggiore di pompaggio che provoca un ispessimento dei tessuti e un conseguente aumento del rischio di insufficienza cardiaca.