Tutto l’apparato cardiocircolatorio beneficia di un consumo abbondante e regolare di vegetali e frutta.
Può sembrare una conclusione scontata, ma in realtà la quasi totalità delle evidenze scientifiche disponibili in letteratura è riferita solo alla parte più centrale della circolazione, ossia ciò che accade nel cuore e nei vasi che arrivano al cervello e ai polmoni.
Solo più di recente, infatti, sono emersi dati che mostrano come anche i più periferici dei vasi sanguigni traggano giovamento dalle buone abitudini alimentari legate a frutta e verdura.Una delle pubblicazioni più rilevanti in questo filone è quella uscita nel maggio 2017 sulla rivista
Arteriosclerosis, Thrombosis, and Vascular Biology, in cui sono presentati i risultati statistici di un’indagine tutta statunitense a cui hanno preso parte 20mila diverse strutture sanitarie, mettendo insieme 3,7 milioni di partecipanti volontari.
Per la precisione, un’enorme popolazione con un’età media di 64 anni, e un 64% di donne.
A ogni partecipante è stato chiesto di compilare un questionario con domande relative a una lunga serie di abitudini, alimentari e non, poi è stato misurato l’indice caviglia-braccio ABI, ossia il rapporto tra il valore di pressione sistolica misurato alla caviglia e quello a livello degli arti superiori.
Come noto, infatti, l’indice ABI è utile per determinare la presenza di arteriopatia periferica, una patologia del sistema circolatorio caratterizzata dalla riduzione dell'afflusso di sangue e ossigeno alle arterie degli arti superiori e inferiori, causata dall'ostruzione o dal restringimento delle arterie stesse.In estrema sintesi, i risultati mostrano chiaramente che un maggiore consumo di frutta e verdura è associato a una minore prevalenza dell’arteriopatia periferica.
La correlazione inversa tra porzioni consumate e incidenza della patologia circolatoria è statisticamente solida secondo gli autori della ricerca, una volta applicati i fattori correttivi per tenere conto di altre condizioni concomitanti. Sull’incidenza dell’arteriopatia periferica pesano infatti molte altre variabili, in gran parte facili da intuire.
L’età avanzata, l’essere uomini, il fumo, l’assenza di attività fisica e l’appartenenza a determinate etnie sono considerati i principali fattori di rischio, a cui se ne aggiungono altri come il non essere sposati, l’avere un basso reddito e naturalmente un’alimentazione inadeguata.
Capire l’effetto di ciascun fattore non è stato semplice, anche perché di norma molti sono concomitanti. Il consumo elevato di frutta e di verdura, infatti, è stato spesso dichiarato da chi aveva altre caratteristiche tali da far abbassare il livello di rischio, come il non fumare, l’attività fisica regolare, il consumo frequente di pesce e frutta secca, e così via.
Il risultato è stato però quantificato: il consumo quotidiano di 3 o più porzioni di frutta e verdura (dichiarato da poco meno di un intervistato ogni tre) porta a una riduzione del rischio di arteriopatia periferica del 18%, se confrontato con chi sta all’estremo opposto, ossia consuma meno di una porzione al mese.
Come ulteriore elemento di dettaglio,
l’effetto benefico di frutta e verdura è risultato più netto nel caso dei fumatori, attuali o ex. Anche se ulteriori valutazioni saranno necessarie per raffinare le quantificazioni, il valore culturale dello studio è chiaro: frutta e verdura non abbassano solo il rischio di patologie coronariche, ictus e infarti, ma sono un toccasana anche a livello dei vasi periferici.
Si potrà ancora discutere dei dettagli numerici, ma che l’effetto esista pare ormai fuori discussione. Fonte:
https://www.ahajournals.org/doi/full/10.1161/ATVBAHA.116.308474