Una pressione fatta in casa

Rilevare la pressione sanguigna in ambito domiciliare, insieme ai follow-up in ambiente clinico, permette un monitoraggio più efficace della salute dei pazienti con problemi di ipertensione. Insomma, il monitoraggio fatto (anche) a casa è un ottimo strumento di prevenzione per ridurre l’incidenza di manifestazioni severe della malattia.

L’ipertensione è una delle principali cause delle patologie cardiache ed espone al rischio dell’insufficienza renale e al declino cognitivo. I tassi di controllo tra gli over 60 sono piuttosto bassi, negli Stati Uniti ma anche in Europa e in Italia, a causa delle poco frequenti misurazioni ambulatoriali e per la mancanza di verifiche ottimali e tempestive da parte dei pazienti. L’effetto sulla popolazione di un monitoraggio poco consistente determina l’impossibilità di intervenire per evitare esiti avversi gravi, oltre a un carico superiore sui sistemi sanitari.

Un recente studio, pubblicato su Nature - Hypertension Research nel febbraio 2022, ha consentito valutazioni ancora più sofisticate sul reale beneficio di un monitoraggio costante – anche domiciliare – della pressione arteriosa in persone con livelli di ipertensione da lieve a moderata. Hanno partecipato allo studio 3.266 pazienti, con un’età media di 59 anni e quasi equamente divisi tra maschi e femmine.

Sono stati così creati modelli di analisi predittivi in grado di individuare eventuali pericoli gravi per la salute dei pazienti e, oltre ai controlli ambulatorial, sono stati valutati i benefici predittivi delle rilevazioni in ambiente domiciliare alla mattina e alla sera.

Dalle indagini è emerso che i controlli effettuati alla sera, senza recarsi in strutture ospedaliere, forniscono informazioni fondamentali sulla situazione clinica pressoria dei pazienti, più delle misurazioni effettuate la mattina. Grazie a questi dati il monitoraggio migliora significativamente, con una maggiore efficacia predittiva sia nel breve sia nel lungo periodo.

Occorre quindi creare – hanno scritto gli scienziati giapponesi autori della ricerca – un’educazione alla misurazione domestica, sia a livello individuale sia attraverso sistemi di supporto esterni validati dalle aziende sanitarie. In questo modo si otterrebbe un più ampio coinvolgimento del paziente, rendendolo consapevole dell’efficacia dell’autogestione come strumento aggiuntivo di prevenzione e controllo dell’ipertensione.

Tutto ciò diventa ancora più indispensabile per le persone anziane e per coloro che soffrono di pressione alta: l’obiettivo è da un lato di ridurre il numero di ipertesi inconsapevoli, e dall’altro favorire una corretta pratica clinica, così da diminuire anche il numero di esiti gravi avversi.


Fonte: https://www.nature.com/articles/s41440-022-00860-0




🕑