Ipertensione ortostatica: quando la pressione sale alzandosi in piedi

Alzarsi dal letto o da una sedia, a volte, può essere difficile. Anche per via degli sbalzi di pressione causati dal cambiamento di posizione. Nelle persone sane, questi sbalzi sono ammortizzati dai meccanismi di regolazione neuroumorale. Se però la risposta pressoria ortostatica (legata cioè all’assunzione di una postura eretta) non è ottimale, la persona può sperimentare un calo o un aumento repentino della pressione arteriosa. In quest’ultimo caso, si può generare una condizione di ipertensione ortostatica.

Un team internazionale composto da istituti di ricerca statunitensi, giapponesi ed europei, tra cui l’Università di Milano-Bicocca, ha voluto indagare in particolare quest’ultima condizione, per la quale non esisterebbe ancora una definizione condivisa, soprattutto per quanto riguarda i valori pressori limite. Lo studio, pubblicato di recente sulla rivista Clinical Autonomic Research, offre appunto una definizione dell’ipertensione ortostatica riconosciuta ufficialmente dalla Società Autonomica Americana (American Autonomic Society) e dalla Società Giapponese dell’Ipertensione Arteriosa (Japanese Society of Hypertension).

Secondo la definizione proposta da Jordan e colleghi, la risposta pressoria ortostatica è eccessiva quando è associata a un aumento di almeno 20 mmHg della pressione sanguigna sistolica, indipendentemente dai valori pressori assoluti. Si parla invece di ipertensione ortostatica quando, alzandosi in piedi, la pressione sistolica sale a valori di 140 mmHg o superiori. Per stabilire questi valori di riferimento, utili anche a fini diagnostici e terapeutici, gli autori hanno analizzato numerosi studi clinici.

Lo studio offre anche una panoramica sull’epidemiologia, la diagnosi e la gestione clinica dell’ipertensione ortostatica. Tra i principali fattori di rischio ci sono l’età, il sovrappeso, l’ipertensione arteriosa e il diabete mellito. Nelle persone che già soffrono di ipertensione, una risposta pressoria ortostatica oltre la norma può aumentare il rischio di insorgenza di malattie cerebrovascolari e di disturbi arteriosi periferici. L’ipertensione ortostatica, inoltre, è associata a una maggiore mortalità per cause cardiovascolari.

Per la diagnosi, gli autori consigliano di misurare la pressione sanguigna e il battito cardiaco dopo 5 minuti di riposo in posizione supina, facendo poi alzare il paziente per ripetere le misure dopo 1, 3 e 5 minuti dall’assunzione di una postura eretta.

Queste misure, raccomandano Jordan e colleghi, andrebbero ripetute più volte in giornate differenti per confermare la diagnosi. Per trattare questa condizione, infine, va considerato lo stato di salute generale del paziente. Se ad esempio la risposta pressoria ortostatica è eccessiva, ma la persona non è ipertesa, non sarà necessario prescrivere una terapia antipertensiva limitandosi a monitorare con regolarità i valori di pressione.

Fonte: https://link.springer.com/article/10.1007/s10286-022-00897-8



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