Il Consenso di Lione è un documento che rappresenta un importante riferimento a livello internazionale per la diagnosi e la gestione della malattia da reflusso gastroesofageo. Questo disturbo è caratterizzato dalla risalita di contenuto gastrico nell’esofago, con la comparsa di sintomi quali bruciore di stomaco e rigurgito.
I criteri che vengono presi in considerazione dalle linee guida per diagnosticare la malattia includono sintomi del paziente, risultati di test diagnostici e altre valutazioni cliniche, oltre a metriche aggiuntive che permettono di consolidare la diagnosi.
Di recente, un gruppo internazionale di esperti che vede partecipi anche le università di Padova e Pisa ha rivisto e aggiornato il Consenso di Lione - a suo tempo redatto con il supporto di European Society of Neurogastroenterology and Motility (ESNM), American Neurogastroenterology and Motility Society (ANMS), South American and Latin Society (SLNG), Asian Neurogastroenterology and Motility Association (ANMA) e Australasian Neurogastroenterology and Motility Association (ANGMA) - sulla base delle ricerche scientifiche e dei progressi medici fatti dalla sua pubblicazione. I risultati del lavoro, presentati sulla rivista Gut, parte dei BMJ Journals, sono raccolti nel Consenso di Lione 2.0. Il documento contiene le linee guida, i criteri e gli approcci standardizzati più recenti per il trattamento di questo fastidioso disturbo del primo tratto dell’apparato digerente.
Tra gli aspetti più innovativi del Consenso di Lione 2.0 c’è l’inclusione di algoritmi associati ai test esofagei per migliorare la diagnosi e personalizzare il trattamento per i pazienti sintomatici. Il documento evidenzia inoltre le differenze nelle strategie diagnostiche e nei criteri di valutazione raccomandati per pazienti con una storia precedente di reflusso e per persone che non hanno mai sofferto del disturbo. Altre modifiche di rilievo, evidenziano gli autori, includono il riconoscimento dell’esofagite da reflusso di grado B come prova conclusiva di malattia da reflusso gastroesofageo.
Tra i metodi diagnostici che vengono discussi dal documento troviamo l’endoscopia, in particolare per evidenziare danni alla mucosa esofagea. Gli autori evidenziano però che non sempre i pazienti sintomatici presentano danni alla mucosa. Sottolineano anche che il monitoraggio del pH con un dispositivo wireless può fornire informazioni utili e attendibili per la diagnosi. Gyawali e colleghi raccomandano di effettuare il monitoraggio per 72-96 ore consecutive al fine di ottenere un quadro ottimale delle condizioni del paziente.
Il Consenso di Lione 2.0 offre in definitiva una serie di importanti raccomandazioni, supportate da dati scientifici, per la definizione, la diagnosi e la gestione della malattia da reflusso gastroesofageo. Medici e operatori sanitari hanno così a disposizione strumenti più chiari, affidabili e aggiornati per affrontare e trattare in modo personalizzato questa comune condizione digestiva.
Fonte: https://gut.bmj.com/content/73/2/361