Le malattie autoimmuni della pelle, (anche) una questione di genere

Nel vasto panorama delle malattie autoimmuni, la dermatomiosite e il lupus eritematoso sistemico e cutaneo spiccano in quanto a differenze di genere: compaiono infatti con una netta prevalenza nelle donne rispetto agli uomini.

È chiaro allora, in casi come questi, quanto sia importante approfondire il rapporto tra ormoni sessuali e patologie. Gli ormoni sessuali e in particolare gli estrogeni, influendo sulla modulazione delle risposte immunitarie, potrebbero infatti aumentare il rischio di comparsa o esacerbare il decorso delle malattie autoimmuni.

Una review sistematica ha voluto esplorare in particolare le possibili correlazioni tra ormoni femminili e le malattie autoimmuni già citate: dermatomiosite e lupus eritematoso. Lo studio, condotto da un team di scienziati statunitensi, è stato pubblicato sulla rivista Journal of Dermatological Treatment.

Gli autori hanno condotto una vasta ricerca bibliografica utilizzando la banca dati scientifica PubMed e inserendo parole chiave come “contraccettivi”, “gravidanza”, “terapia ormonale sostitutiva”, “tamoxifene” e “inibitori dell’aromatasi”. Questi ultimi due termini si riferiscono a farmaci impiegati nella terapia ormonale.

La review di Lais Lopes Almeida Gomes e colleghi prende in esame svariate situazioni in cui si possono trovare le donne con malattie autoimmuni della pelle, dalla contraccezione ormonale, alla gravidanza, alle terapie ormonali sostitutive, somministrate ad esempio per il trattamento del tumore al seno.

Gli autori evidenziano come il dibattito sia ancora acceso per quanto riguarda la contraccezione ormonale e la terapia ormonale sostitutiva.
Ma una cosa secondo questo studio sembra accertata, ossia che la somministrazione di ormoni per la contraccezione o la terapia sostitutiva andrebbe evitata nelle pazienti affette da sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi o con positività agli anticorpi anti-fosfolipidi, così come nelle pazienti che attraversano fasi di riacutizzazione della malattia.

Mentre, sempre secondo lo studio, durante la gravidanza e nelle pazienti con tumore al seno sottoposte a trattamenti ormonali bisognerebbe condurre un attento monitoraggio per evitare riacutizzazioni cutanee.


Fonte: https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/09546634.2024.2312241



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