Come è noto esiste il colesterolo “buono” (HDL) e quello “cattivo” (LDL). Il primo protegge l'organismo dalle malattie cardiovascolari, facilitando lo smaltimento del secondo che invece tende ad ostruire i vasi sanguigni. Ma uno studio americano ridisegna a tinte fosche il profilo del buon HDL: in realtà anch'esso favorirebbe la comparsa dei fattori di rischio cardiovascolari. Solamente, però, in chi non fa esercizio fisico.
Lo studio, pubblicato sul
Journal of Applied Physiology, nasce dalla constatazione che numerose malattie cardiache colpiscono persone con normali concentrazioni sanguigne di HDL. Un team di ricercatori dell'Università della California ha dunque esaminato il sangue di 90 uomini di età compresa tra 18 e 30 anni. I volontari sono stati separati in tre gruppi: uomini in forma e sportivi (ossia facenti esercizi almeno quattro volte a settimana), uomini in sovrappeso e sportivi e uomini in sovrappeso che non adottavano alcun regime di esercizio fisico.
Successivamente gli scienziati hanno esaminato diversi parametri e indicatori di malattie cardiache (per esempio, i livelli di trigliceridi) e la concentrazione di colesterolo HDL. A tutti i volontari è stato controllata anche la funzionalità come antiossidante dell'HDL. Risultato: nelle persone che non facevano esercizi fisici è emersa la tendenza ad avere un HDL disfunzionale. Gli sportivi invece, indipendentemente dal peso, avevano maggiori probabilità di avere un HDL perfettamente funzionante.
Lo studio ha dunque avvalorato l'ipotesi che non fare esercizio rende cattivo il “colesterolo buono”. L'indipendenza del fattore “peso” dovrebbe suscitare l'interesse di chi deve stilare i fattori di rischio per la salute. Secondo gli autori dello studio infatti, lo stile di vita (sedentario/sportivo) può essere un indice migliore della classica ”obesità” per valutare il rischio di malattie cardiovascolari.
Fonte: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23887902